Verdi Colline D'Africa by Ernest Hemingway

Verdi Colline D'Africa by Ernest Hemingway

autore:Ernest Hemingway
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Narrativa Straniera
editore: Mondadori
pubblicato: 1935-01-01T05:00:00+00:00


CAPITOLO OTTAVO.

Era una regione nuova per noi, ma aveva qualcosa che ricordava paesi antichissimi. La strada era una pista su gradini di solida roccia, logora per il passaggio delle carovane e delle mandrie, e si elevava attraverso una distesa impraticabile seminata di massi enormi fra un doppio filare d'alberi su fino alle montagne. Il paesaggio somigliava tanto a quello dell'Aragona che avrei creduto che fossimo in Spagna, non avessimo incontrato, invece di mule con i loro sacchi a bilancia, una dozzina di indigeni a gambe e testa nude vestiti di cotonina bianca fermata a mo' di toga su una spalla; ma come furono passati, i grandi alberi accanto alla strada su quei roccioni erano ancora Spagna, io avevo già percorso questa via seguendo dappresso un cavallo e osservando l'orribile lavoro delle mosche sulla sua groppa. Erano le stesse mosche-tafani che qui trovavamo sui leoni. In Spagna, se vi penetravano vicino alla pelle, bisognava che vi levaste la camicia per ucciderle. Essa entrava dal collo, vi scendeva per la schiena, vi girava attorno a un braccio, si dirigeva all'ombelico, e se non la prendevate, si muoveva su di voi con una rapidità e un'intelligenza tali che, appiattitasi, diventava imprendibile e bisognava spogliarsi completamente per ammazzarla.

Il giorno che avevo osservato le mosche darsi da fare sotto la coda del cavallo, avendole già provate anch'io, ebbi un sentimento d'orrore al quale era solo comparabile quello che sentii una volta all'ospedale col braccio destro rotto fra il gomito e la spalla, col dorso della mano che pendeva contro la schiena, e avendomi le punte dell'osso forato la carne del bicipite che finì per marcire, gonfiarsi e scoppiare in un flusso di pus. Solo col mio dolore, quella notte, dopo cinque settimane d'insonnia pensai improvvisamente a quel che deve sentire un'alce che fugge con la spalla spezzata; quella notte giacqui e provai tutto, tutto quanto dal colpo della pallottola sino alla fine della faccenda, e forse delirando un po' pensai che quello che stavo provando doveva essere la punizione di tutti i cacciatori. Guarito mi dissi che se era davvero una punizione io avevo già pagato e sapevo quel che facevo, cioè nulla che non mi fosse stato fatto: mi avevano tirato, ero stato ferito e me l'ero cavata. M'aspettavo a ogni momento d'essere ucciso in un modo o nell'altro e sinceramente non m'importava più nulla, ormai. E poiché mi piaceva ancora andare a caccia decisi che avrei continuato solo finché mi fossi sentito di uccider netto e come si deve: appena perduta quest'abilità avrei smesso.

Se vi tocca di venir arruolati, quando siete molto giovani, al servizio della società, della democrazia e del resto, e declinando qualsiasi altro richiamo vi tenete responsabili di quanto fate solo a voi stessi, finirete per scambiare il piacevole e confortante puzzo dei camerati per qualcosa che non potrete sentire in altro modo che da soli. Questo "qualcosa" non so definirlo appieno ma è un sentimento che nasce quando si scrive bene e con sincerità di un argomento e si



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